Lo stemma (Arme) della famiglia Delcò

Lo stemma di famiglia è descritto assieme alla descrizione sulle origini del cognome, nei materiali dell’Archivio Araldico di Lugano. Sulla base di queste indicazioni l’allora Atelier Araldico di Lamone ha dipinto su mia commissione, il 2 gennaio 1998, lo stemma qui presentato, presentandolo come “stemma in uso presso la famiglia”.

 “di rosso al leone passante di oro su una terrazza di verde, al capo d’argento carico di tre stelle di nero”

In un documento di ricerca manoscritto dell’Archivio Araldico, dell’Arch. Gaston Cambin, da cui la “Descrizione 2 del cognome”, lo stemma di famiglia (indicato come “stemma in uso presso la famiglia”) viene descritto come “… carico di tre merli di nero”, mentre nel documento messo a bella e redatto a macchina il 19 giugno 1945, la versione con i tre merli* è stata sostituita con la versione, poi ripresa anche dall’Atelier Araldico di Lamone che lo ha disegnato, con tre stelle.

Durante una conversazione con il noto araldista ticinese Carlo Maspoli, di Lugano, egli mi ha confermato la stranezza di questo elemento. Solitamente, le stelle in un blasone, possono denotare colori come l’oro, l’argento, l’azzurro o il rosso, ma di nere non ne ha mai viste. Da una corrispondenza del 13 febbraio 2010 con quest’ultimo, emerge però come lo stemma in oggetto, seppur attualmente le origini storiche non siano perfettamente accertate, è comunque valido. Maspoli cita “…meglio essere l’iniziatore che il semplice e immeritato erede di un blasone…”

*) I merli in oggetto sono l’elemento architettonico del castello

Precisazioni sulle descrizioni e lo stemma

Il 18 maggio 2003 mi sono rivolto al professor Ottavio Lurati, rettore della cattedra di linguistica presso l’università di Basilea e noto autore di testi e ricerche sulla toponomastica ticinese e lombarda. Nella mia lettera ho chiesto al Lurati se fosse corretto ritenere la descrizione 2 come antecedente alla descrizione 1, tra l’altro fatta proprio da lui e contenuta sul suo libro “Perché ci chiamiamo così”.

Prossimo al pensionamento il professor Lurati mi ha invitato a rivolgermi a una sua allieva come referenza per la mia ricerca, Veronica Carmine di Giubiasco alla quale ho posto le stesse domande, indicando inoltre che i materiali dell’allora Archivio Araldico condotto dal defunto architetto Gaston Cambin sono depositati presso l’Archivio di Stato a Bellinzona.

Le risposte fornitemi dalla signora Carmine alla mia prima e successiva corrispondenza possono essere così riassunte.

  • La ricerca verte sul capire se il nome di famiglia Delcò appartenga alla tipologia cognominale dei toponimi (microterritorio: in capo al paese) o alla categoria dei mestieri e delle cariche (caput, De Capitis). Secondo i dati trovati dalla Signora Carmine, è possibile congetturare l’appartenenza del cognome alla categoria dei toponimi: Un cognome che ha la forza di “raccontare” la configurazione del territorio di una comunità avvenuta attraverso l’insediamento di questa famiglia in principio del paese. In questo caso si potrebbe usare il termine di “quartiere del linguaggio”, cioè di un’area – che in questo caso doveva essere situata in principio del paese – accentuatamente abitata da famiglie per l’appunto Delcò e da loro proprietà.

  • I registri parrocchiali su nascite, matrimoni e morti vennero introdotti solo verso la fine del Seicento in Ticino, in risposta all’obbligo decretato dal concilio di Trento.
    Sui primi registri è evidente un’oscillazione dal latino alla lingua parlata e dal modo con cui notai o parroci trascrivevano i nomi: De Capitis, Del Cho’, Delcho, Del-cò, Delcò.

  • La pratica “Delcò” dell’allora Archivio Araldico è costituita soprattutto da risposte a lettere di privati cittadini che cercano di fare luce sulle origini del cognome come il sottoscritto. E’ da segnalare che l’Archivio Araldico ha cercato di proporre un nuovo stemma di famiglia che però non ha trovato riscontro.

  • Un documento, non datato, del Patriziato di Daro indica la famiglia Del-cò alias De-Capitis come famiglia patrizia di Daro che tra il 1400 al 1600 risedette nei Castelli [sic] di Svitto in Bellinzona, venuta da Malvaglia. Non vi è alcun riscontro sul nome e/o sulla vita nei castelli sia in “Bellinzona Ducale” (G. Chiesi) che in “Ticino Ducale” che in “Notizie dal Cinquecento (Tarilli, Editore Dadò, Locarno, 1993).

  • Le notizie della descrizione 2 sono estrapolate da un manoscritto dell’Archivio (ndr. Archivio Araldico) il cui autore “Lippo” pubblicava sul Corriere del Ticino (1930-1940) articoli riguardanti famiglie ticinesi. La signora Carmine indica come possibili da recuperare i documenti citati nella descrizione 2 (A. Bassetti, A. Pometta, Sommaruga, Lippo, ecc.). Per l’articolo di quest’ultimo occorrerà ancora vedere se saranno indicate fonti bibliografiche.

Aggiornato il: 1 giugno 2010